Chiudi gli occhi e guarda 13 Settembre 2023
Settembre: è impossibile non sentire l'energia di un nuovo inizio. Ma anziché cercarla al di fuori, proviamo a coltivarla con delicatezza dentro di noi. Valentina Bugli, nel suo editoriale, ci racconta come.
editoriale per Piano C a cura di Valentina Bugli - Sociologa e Danzaterapeuta
A settembre tutto ricomincia a muoversi più velocemente, riprendono le attività, il lavoro, le routine, ogni cosa torna incasellata al proprio posto, perfino il tempo torna a essere un nemico e non il compagno di lunghe giornate estive.
Voglio provare con voi a concederci ancora un po’ della lentezza estiva per esplorare una parola che può essere d’aiuto in queste settimane di ripresa… Energia!
L’energia si genera dal movimento, dal fare, dal muovere e dal muoversi nello spazio e nel tempo. La parola energia deriva dal greco, energeia, ed è una parola composta dalla particella en, dentro, e dalla parola ergon, che significa appunto lavoro, azione. Quando pensiamo all’energia spesso pensiamo a chi o a cosa può darci energia, alle persone ai luoghi alle situazioni che “ci danno la carica”.
L’etimologia della parola ci racconta un’altra cosa: energia è un’azione, un lavoro, che dobbiamo fare dentro, a partire da ciò che in noi ci muove, ci mette all’opera. L’energia non è quindi un’azione esterna a noi, ma piuttosto un’attitudine che possiamo fare crescere dentro, che possiamo coltivare. E allora perché così spesso ci sentiamo scarichi, fiacchi, privi di energia? Perché la ripresa settembrina, con tutto il movimento che comporta, a volte si trasforma in un ostacolo e non in una risorsa?
Coltiva la tua energia
Prima di rivolgersi verso l’esterno, verso il fare, il dare, l’organizzare, l’energia ha bisogno di un luogo calmo in cui essere coltivata. Un luogo dove radicarsi, dove trovare appigli perché le sue radici diventino forti, vitali, capaci di generare nuova energia, di sostenere il carico da novanta che le buttiamo addosso, per esempio con il ritorno al trantran settembrino.
Questo non avviene per magia o perché qualcuno ci fornisce dall’esterno una power bank a cui ci attacchiamo quando finiamo strisciando la settimana. Questo avviene perché ci ritagliamo del tempo per stare. Stare con lo sguardo rivolto verso il dentro, stare a contatto con il nostro agire interno, restare anche solo qualche minuto al giorno con gli occhi chiusi, con gli occhi chiusi a guardare.
Quando pensiamo allo stare, pensiamo all’assenza di azione.
Ci sembra di non fare nulla, di perdere tempo a stare.
Stare è invece una scelta attiva, un’azione cosciente che non avviene per caso o perché ci appoggiamo un attimo sul divano. Quello si chiama pisolino.
Stare, per come ce lo stiamo raccontando qua, è un’esperienza attiva, un osservare, un concentrarsi verso il dentro.
Chiudi gli occhi
All’inizio non accade nulla, ho gli occhi chiusi e guardo, ma non vedo nulla.
Il beneficio c’è lo stesso, anche se mi sento un po’ stupida quando lo faccio. Allenando questa capacità, questa attitudine allo stare, posso imparare a guardare più in profondità. Posso cercare dentro di me, connettermi al mio desiderio calmo, alla mia linfa vitale, al tamburo che batte da dentro, l’energia primordiale del cuore che da dentro pulsa e consente, una volta ascoltato e compreso, di agire.
Tutto questo permette di non essere mossi, ma di muoverci. Di trovare da sole e da soli l’energia per i nostri gesti, senza che siano la musica, gli altri, i luoghi che frequentiamo, le incombenze che abbiamo, a comandarci, a guidarci. Ancorarsi al battito del cuore, consente di ancorarsi a un bacino di energia infinito, ognuno il proprio profondo lago interiore. Di diventare consapevole della nostra forza, del nostro potenziale.
Stare era per me un’azione sconosciuta. Oggi invece, abitare un tempo e uno spazio vuoto di parole e di azioni, magari svuotarlo intenzionalmente, riducendo, sottraendo, e non aggiungendo, accumulando, è un elemento prezioso nel mio percorso. Lo stare mi apre spazi di movimento e suono inattesi, parole che non so di conoscere e che piano piano emergono, possibilità fino a quel momento mai contemplate.
“Stare fermi fa conoscere i movimenti della mente. Ci apriamo. Ad accogliere. A non subire. A non interferire. Ad accogliere con fiducia qualsiasi cosa ci capiti. E questo non interferire, che permette il rivelarsi, apre la possibilità della comprensione e dello scioglimento.”
Chandra Livia Candiani, Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, 2018, p. 20
Non necessariamente è il silenzio della meditazione a garantirci questa possibilità. Meditare è una parola che può fare paura, che può allontanarci dal silenzio, dallo stare, invece che sostenerci in questo cammino. Se siamo tra quelle persone che pensano che meditare sia una parolaccia, non preoccupiamoci, possiamo ancorarci al nostro potenziale anche facendo, magari facendo cose piccole, piccole azioni quotidiane che ci piacciono e ci fanno stare bene, che nel profondo sentiamo affini al nostro essere. Una passeggiata nel bosco, appoggiare i piedi scalzi alla terra, certamente danzare, ma anche camminare per le strade della nostra città, passare del tempo in stazione a guardare passare i treni, osservare le gocce di pioggia dalla finestra… Va bene tutto, l’importante è che la nostra intenzione sia sottile, silenziosa, ovvero che non ci prenda la fregola di riempire per forza quel tempo, di andare a quell’evento, di raggiungere qualcuno che sta facendo qualcosa. Cerchiamo azioni che ci consentono di stare nel presente, come animali, a preoccuparci solo dell’adesso. Basta qualche minuto per iniziare, qualche minuto di bellissimo nulla, concediamocelo dai.
Goditi il tuo autunno
E torniamo a settembre, a questo tempo di ripresa, di ingaggio, di vita che riprende il ritmo a cui tutte e tutti siamo abituati. Settembre è però anche tempo dell’autunno, un momento in cui la terra si prepara per il riposo invernale. Ovvio, settembre non può essere così anche per noi, anche se a volte sarebbe bello rintanarci per qualche mese in un granaio… Ma qualcosa possiamo imparare da questo ritmo naturale. Ciclicamente ognuno e ognuna di noi ha bisogno di un proprio autunno, di un momento in cui si osserva ciò che si è raccolto, si mettono a posto le scorte, si fa ordine nei progetti, nelle cose da fare, si sceglie di riprendere alcune strade, di lasciarne altre che invece non ci servono più. Circondarci di ordine, osservare ciò che abbiamo costruito, magari farci i complimenti per il lavoro fatto fino a qui, qualche patpat sulla spalla.
Ecco l’azione dello stare può assomigliare al nostro autunno: concederci dei momenti di quiete, in cui possiamo riposare, sospendere per qualche istante il fuori, e girarci verso il dentro. Sistemare le scorte di energia, mettere ordine tra le priorità, guidare il nostro desiderio e non esserne guidati, prenderci cura del nostro ritmo interiore.
Come esseri umani su questa terra non viviamo soli. Siamo esseri sociali, strettamente connessi alle altre persone e all’ambiente che ci circonda. Ognuno e ognuna di noi è un sistema unico in relazione ai processi e ai fenomeni cui partecipiamo. Apprendiamo dalla fisica che l’energia può essere scambiata tra sistemi diversi grazie al principio generale di conservazione secondo il quale “l’energia totale di un insieme isolato di sistemi rimane costante nel tempo”.
È forse anche grazie a questo principio che possiamo sostenere il nostro percorso ma anche quello degli altri, che possiamo dare supporto ai nostri figli e amici, che possiamo collaborare con colleghi e colleghe, che possiamo donare energia danzando, muovendoci, abitando il mondo: l’energia può attraversarci e diventare contagiosa. Allora ecco il mio augurio per questo settembre: diventiamo capaci di coltivare la nostra energia, per noi e per chi ci circonda, creiamo questo scambio, siamo generosi.
In fondo è facile, proviamoci: chiudiamo gli occhi e guardiamo.
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