Che storia! Montserrat Fernandez Blanco 15 Marzo 2024
Montserrat Fernandez Blanco, oggi è Ceo e cofounder di Rame, startup di femminismo finanziario, ma soprattutto è ricercatrice seriale di fallimenti, instancabile scardinatrice di tabù e ottimista liberatrice di potenziale creativo.
a cura di Fabiola Noris
Montserrat Fernandez Blanco da bambina voleva fare l’artista, in realtà aveva già dentro di sé il piglio organizzativo: dal dirigere il giornalino scolastico all’organizzazione del presepe, le sue abilità mostrano questo mix coinvolgente di passione per la creatività e gli aspetti di gestione.
Il percorso che ha portato Montserrat a riscoprirsi imprenditrice però non è stato immediato e nemmeno lineare.
“Non avevo né la formazione, né il passato in famiglia. Mio padre lavorava in banca, mia madre era casalinga. L’esperienza in TheHub mi ha permesso di imparare e di capire che a me piaceva. E soprattutto che non sono fatta per lavorare in azienda, ma per costruirle.”
Le fatiche di riconoscersi imprenditrice
Montserrat arriva in Italia, a Palermo, con l’Erasmus, Laurea in Humanidades a Barcellona, facoltà interdisciplinare, e poi ritorna a Milano per un master. La direzione pareva chiara: trova lavoro in Fondazione ENI dove si occupa di organizzare il programma degli eventi. Ma c’è qualcosa che non le permette di sentirsi realizzata a pieno.
Nel 2009 l’incontro con Alberto Masetti Zannini è galeotto: entra in società per creare e gestire uno spazio coworking a Milano. Alberto era infatti membro di TheHub a Londra e voleva portarlo in Italia.
“Non esisteva ancora la parola coworking: lui diceva uno spazio per delle persone con idee.
Una cosa super mega fumosa. Ma me ne innamorai subito. Lasciai il lavoro per cominciare questa esperienza.”
Montserrat capisce che è la strada giusta ma il primo anno si rivela faticoso. Non sapeva nulla del mondo delle start up e riconosce di essersi buttata a capofitto in questo progetto, compiendo molti errori dovuti all’inesperienza. Ha scelto di lavorare pur non venendo retribuita ma ricevendo solo un rimborso spese. Dopo un anno non aveva più risparmi e così nel weekend trova lavoro come cameriera per poter arrivare a fine mese.
“Un anno bellissimo ma anche in cui ho preso consapevolezza della scelta che avevo fatto e di quanto io non sapessi niente di cosa significasse fare azienda. TheHub non andava male, semplicemente funzionava come un’azienda, con i suoi costi fissi da pagare, e prima di guadagnare servivano 2 anni. Ma questo ancora non lo sapevo.”
Montserrat rimane 8 anni a TheHub, 5 anni fa vende le sue quote e chiude un ciclo con una forte presa di consapevolezza.
“Per noi donne è più difficile desiderare di diventare imprenditrici.
Non ho mai avuto modelli di imprenditrici femminili quando ero piccola: se fossi stata uomo probabilmente avrei preso consapevolezza prima del fatto che in questo mondo ci stavo bene.
E invece l’ho scoperto a 30 anni.”
La forza dirompente del rompere tabù
Mentre era in TheHub, Montserrat vede molti progetti di start up che lavorano nel coworking morire presto, progetti che naufragano. La retorica del successo, della start up innovativa che fattura milioni si scontra con la cruda realtà.
“Tutta la narrazione delle start up mi fa arrabbiare perché non si dice che è un privilegio.
Per fare start up devi avere dei risparmi. Se non ce li hai, non lo puoi fare.”
Inizia così a ragionare sul fallimento e di come questa parola venga temuta e nascosta. Di come sia considerato tabù parlarne. Conosce Letizia, la creatrice delle FuckUp Nights in Messico: serate in cui 3 persone alla volta raccontano la loro storia di fallimento per 15 minuti e a seguire ci sono le domande del pubblico.
Il fallimento diventa così l’opportunità per nuove scoperte, in netta opposizione agli eventi TED: durante le FUN si celebrano gli errori che val la pena di raccontare, gli storyteller svelano infatti cosa hanno imparato dai colpi bassi, dagli insuccessi e dalle batoste prese.
Ed è così che nel 2015 Montserrat porta a Milano le FuckUp Nights.
“La prima FuckUp Nights è stata incredibile: ho sentito l’energia delle persone e quanto parlare di fallimento fosse necessario e utile.”
Le donne non desiderano i soldi
É stato proprio durante gli eventi delle FuckUp Nights che Montserrat capisce la sua predilezione a rompere i tabù.
“Mi sono resa conto che mi piacciono tanto i tabù perché hanno delle conseguenze enormi nella nostra società ed è cruciale per noi l’affrontarli. I tabù si parlano a vicenda.
Ad esempio con i soldi creano situazioni di stallo: i tabù ti bloccano, ti fermano.
Affrontare i tabù è una cosa necessaria, d’impatto, che va fatta.”
L’idea di creare Rame nasce proprio da questo. Insieme ad Annalisa Monfreda decidono di dare vita a una start up che si occupi di finanza ma con una prospettiva femminista all’argomento del tabù dei soldi.
Grazie a Rame, Montserrat per prima prende in mano la sua vita finanziaria, il suo rapporto con la famiglia d’origine, inizia a parlare di denaro con sua madre, aprendo cassetti del passato che fino a quel momento erano stati tenuti chiusi.
“Quando abbiamo fatto Rame era importante farlo con questa prospettiva femminista, perché noi donne non siamo state mai educate a desiderare il denaro, a ottenere dei soldi, come se non fosse importante.
Non perché dobbiamo attingere al modello che c’è della possessione, dello status sociale, del valore di noi che dipende da quanti soldi abbiamo.Il denaro è energia.
I soldi sono possibilità, sono la libertà che ti permette di lasciare un compagno, di cambiare lavoro.”
Ora Rame sta crescendo, il prossimo passo consisterà nel rilascio di un’applicazione per prendersi cura delle proprie finanze in maniera concreta ed efficace.
Montserrat è soddisfatta di questa creatura, consapevole che come start up sta dando grandi soddisfazioni in poco tempo proprio perché il femminismo finanziario è un argomento di cui c’è molto da dire e soprattutto da fare.
Il prossimo tabù da rompere?
Montserrat non ha dubbi, la morte.
Ma prima di affrontarlo c’è ancora un po’ di tempo.
Rame ha bisogno di cura per crescere al meglio.
Parola di imprenditrice che ha fatto un sacco di gavetta.
Nessun commento