Che storia! Rachele Brescianini 22 Novembre 2024

Rachele Brescianini, tenace, ostinata e creativa: la sua abilità innata? Progettare soluzioni in maniera alternativa, senza mai demordere. In continua contaminazione, poliedrica anticonformista, animo rock pronto ad accendere scintille.

“Ma tu che lavoro fai?” le chiese la nonna mentre stava cucendo. Al termine della spiegazione di Rachele, la nonna, con il suo inconfondibile pragmatismo sentenziò: “quindi tu chiacchieri con le persone”. 

Facilitatrice del Cambiamento Organizzativo e Culturale – Design e Delivery di progetti formativi Business Oriented per il cambiamento del mindset e dei comportamenti: la nonna di Rachele era andata dritta all’essenza del job title della nipote.

Quello che fa quotidianamente Rachele infatti consiste nel progettare percorsi per accompagnare le persone che vivono all’interno delle organizzazioni e delle aziende supportandole nel mettere a fuoco azioni e strumenti. L’obiettivo? Farle diventare più efficaci nel contesto e rispondere con benessere alle sfide quotidiane.

Per raggiungerlo è necessario interagire con le persone, ascoltare e far emergere i loro valori. Ecco che chiacchierare diventa un’abilità da non sottovalutare.

Del resto la socialità di Rachele è una dei suoi talenti.

“Stare nelle relazioni che coltivo è il mio modo per conoscere la realtà e anche un po’ me stessa. Ogni occasione è buona per raccogliere stimoli: una chiacchiera, il pilates in palestra, la maternità, un caffè con un’amica, amo aprirmi, far aprire e fare mio quel che scopro.”

La vita da freelance

Rachele è libera professionista e l’aspetto che più le piace di questa scelta di vita sta proprio nel non avere giornate tipo.

“Ci sono giornate in cui sono in azienda a tenere il corso dal cliente, sono le giornate in cui godo forte perché sono nella mia dimensione, dialogo con le persone, propongo attività che ho ideato con scriteriata audacia in progettazione e aiuto nella produzione di action plan sostenibili nel quotidiano per una reale crescita.”

E quando non è in aula, il divertimento non è da meno: si dedica alla parte di design dei progetti che parte dagli incontri con i clienti, si nutre dello studio che porta avanti con costanza e termina con la progettazione vera e propria del percorso che andrà ad erogare.

E poi ci sono le giornate in cui sceglie di dedicarsi all’altro ruolo, quello di mamma e si spupazza i suoi figli di 8 e 12 anni.

Rachele ha raggiunto un buon equilibrio vita privata-lavoro. Quando non deve essere dai clienti gode della quotidianità con i suoi figli: accompagnare il piccolo a scuola o pranzare con il grande quando rientra dalle medie.

E se invece c’è da lavorare entra in gioco il papà a fare la sua parte: il segreto è essere una squadra e in emergenza Rachele può attivare la rete di solidarietà tra mamme e così riesce a vivere serena la sua parte professionale.

“Una cosa che mi è molto chiara é che non voglio rinunciare al mio tempo e ruolo in famiglia per il lavoro e viceversa. Voglio poter scegliere e in qualche modo, a tratti acrobatico, ho trovato il mio equilibrio.”

Un Talento Inaudito, una scintilla che si riaccende

Rachele incontra lungo il suo percorso Piano C. É il 2018 e intraprende il Percorso Talenti Inauditi con Cariplo Factory. Arrivata ad un momento in cui credeva che la formazione e la consulenza non potessero essere più la sua strada, il percorso di Piano C le permette di fare chiarezza sui suoi talenti, di identificarli e mettersi all’opera per utilizzarli al meglio. É proprio grazie a Piano C che le offre l’evidenza empirica del suo valore che Rachele ritorna in aula come formatrice.

“Il percorso con Piano C ha riacceso la luce in una stanza dove non entravo da tempo. Il talento penso che ti perseguiti, ma occorre qualcuno che ti aiuti a identificarlo con chiarezza. Piano C ha fatto questo. Ho ancora con me la mappa del talento che torna ad essere la bussola nei momenti di sconforto.”

40 anni e una nuova sfida

È così che Rachele torna in aula e collabora in esclusiva per una società di consulenza, pur avendo partita iva. Sente però che le mancano cose importanti: la libertà della libera professione, i progetti e i clienti che erano sempre gli stessi, aspettative di crescita che raramente erano chiare e avevano meccanismi poco trasparenti o accettabili.

“Credo che un qualsiasi rapporto di lavoro funzioni un po’ come le relazioni amorose: o si cresce insieme o ci si perde, o si ha una visione affine o non funziona. Io ho imparato che dovevo e devo tutt’ora a me stessa di stare in posti dove posso fiorire.”

Alla fine del 2021, nell’anno dei suoi 40 anni Rachele decide di troncare questa collaborazione in cui si sentiva stretta, intraprende un mentoring per rendersi più solida e fare chiarezza su se stessa. Un enorme regalo.

Eccolo il punto di svolta di Rachele: abbracciare con coraggio la libera professione sentendo di poter camminare con le proprie gambe.

“Ho visto il mio valore e ho visto che io stavo sabotando me stessa nell’espressione del mio potenziale.”

Ma le sfide non finiscono, quello che non manca mai nella vita del freelance secondo Rachele?

“Tirare una riga sul fatturato dell’anno con il fiato sospeso e non farsi definire dai numeri, ma capire il percorso. Le battute di arresto non sempre sono sconfitte.”

Accendere scintille, si può fare: ce lo racconta Rachele

“Faccio accadere le cose. Non sono Harry Potter, non faccio magie, ma cerco di intercettare dai racconti e da come si mostrano le persone nei percorsi e osservarle che cambiano parole, approcci e domande.”

Stimolare l’attenzione delle persone nel lavoro di formatrice e consulente è essenziale per Rachele.

Le aule, soprattutto virtuali nel periodo di Covid e immediatamente successivo, l’hanno aiutata a trovare modalità sempre più coinvolgenti per portare con se l’interlocutore e farlo restare in quello spazio di conversazione. L’ironia non solo alleggerisce, diventa un ottimo stratagemma per capire chi ti sta seguendo e risvegliare chi si è distratto.

I 4 consigli di Rachele

Il segreto di Rachele? Ascoltare e immaginare. Entrare nel racconto dell’altro con discrezione e curiosità per raccogliere input a partire dai quali aprire la prospettiva, far venire un’idea, far vedere i dettagli e stimolare nella ricerca delle possibilità ancora inesplorate.

Semplicità: usare parole semplici, comprensibili anche a chi non è del mestiere.

Quotidianità: attingere da quel che accade ogni giorno, raccontare storie e aneddoti anche personali che riducano le distanze e facciano sentire tutti parte del racconto.

Audacia: sperimentare a partire da idee apparentemente folli e proporle in aula. Come il Cluedo Feedback inventato con uno spunto dell’intelligenza artificiale e diventato il gioco cavallo di battaglia nelle aule sulla valutazione.

O come quando per chiudere un lungo percorso con una nota emotiva Rachele ha restituito feedback attraverso titoli di canzoni con relativa dedica e ha chiesto ai partecipanti di fare lo stesso tra loro. Un momento che tutti ricordano ancora ora.

“Non è solo una capacità creativa è soprattutto avere il coraggio di trasformare in qualcosa di concreto le intuizioni e sperimentarle mettendole alla prova.”

Varietà: ampliare il perimetro della conversazione, utilizzare suggestioni di tipo diverso. Ispirare per contaminazione e trovare link tra le cose che si vogliono raccontare e quello che accade nella vita quotidiana.

Colette et moi: dal kit design al Design Thinking

Rachele ha avuto un passato da kit designer: insieme all’amica Nicoletta mettevano mondi in una scatola. Il loro business Colette et moi, consisteva nel creare kit tematici per feste o festeggiati rappresentati dagli oggetti del kit. Il kit da regalare nasceva così dal racconto sul destinatario con una specie di intervista su caratteristiche, gusti e pezzi di storia del festeggiato.

Il tutto con un gusto un po’ francese, le illustrazioni meravigliose di Nicoletta e testi ironici e commoventi quanto basta per toccare il cuore del festeggiato.

“É stata una bella parentesi, di questo progetto conservo l’ironia per dire cose strappalacrime senza cadere nel patetico e la creatività pura e folle di inventarsi pezzi, a volte anche minuscoli per raccontare storie.”

E dal kit design Rachele ha incanalato la sua creatività e la sua predisposizione ad accendere scintille in maniera naturale nella stesura di un manuale di Innovazione con un’azienda cliente, multinazionale in ambito food. Iniziato un percorso per mettere a frutto il potenziale creativo del team marketing sono arrivati a scrivere questo manuale sul processo creativo in essere per renderlo più ordinato e fluido con strumenti presi dal Design Thinking.

“Questo progetto racchiude le mie anime: facilitazione, consulenza e creatività. É ancora oggi uno strumento vivente che vive nel quotidiano delle persone che lo utilizzano e cambia con loro, con la leggerezza che serve per essere creativi e farsi contaminare.”

Contaminazione del resto è una parola che torna nella storia di Rachele, così come la tenacia e la poliedricità. Non ci sono dubbi che stia facendo ciò che le riesce meglio, con competenza, professionalità e talento. 

Tante sono state le deviazioni e il tempo che Rachele ha impiegato per arrivare a fare una professione per cui sente di essere portata.

Da piccola voleva fare il medico, poi l’avvocata: ora non sa cosa farà in futuro, se cambierà lavoro, ma in questo momento la rappresenta.

“Non so se sarà il lavoro che farò per sempre, ma solo perché non amo le sentenze definitive, voglio farmi stupire dalla vita. E da me.”