Le infinite possibilità del tempo 13 Gennaio 2023
Tempo: questo sconosciuto in cui sono immerse le nostre esistenze. Una parola abusata, che tuttavia fatichiamo a definire.
editoriale di Piano C a cura di Simona Eco - Project Manager e Webwriter
Che cos’è il tempo?
È un solco, una crepa nel muro, una foto ingiallita. Fiorire, e appassire. Illudersi e fallire. Il tempo è una ruga sul viso, una piega nella vita e nelle mani. Un lapillo, uno zampillare d’acqua e il suo scorrere.
È un respiro, sospiro o affanno.
Ogni tempo ha la sua forma.
Il tempo tondo degli abbracci o quello ammaccato della mancanza, che è bello lo stesso, come la luna di questa sera in cui scrivo. Il tempo sfilato del passato e quello stellato della notte.
Un ricamo: il tempo per creare.
Un labirinto, e la sua via d’uscita: il tempo della ricerca.
Un crocevia: il tempo delle opportunità.
La sua misura è mutevole.
C’è la lentezza delle lunghe partenze e la fugacità di una notte in festa.
C’è una distanza troppo lontana o un salto dietro l’angolo.
Il tempo che non basta e quello che non passa mai, quello che non sai cosa fare e quello che proprio non lo vuoi perdere.
C’è un tempo scandito da un instancabile ticchettio.
E poi c’è il tempo della musica.
Sarebbe bello vivere a suon di musica. Farsi nota, spartito, ascolto. Feconda improvvisazione. Farsi strumento. Diventare canto. Saper stare nell’eco del tempo. Risuonare in un passo di danza.
Ma per questo bisogna svuotarsi, scordarsi di sé, disorientare la strada.
Almeno ogni tanto, fermarsi e darsi il tempo della ricerca. Romperlo, il tempo. Aprire pagine bianche, sospendersi nel vuoto. Raccogliere l’inciampo. Accettare l’incertezza.
E allora penso al tempo della ricerca e mi ricordo di Alice e lo Stregatto.
La strada da prendere dipende da dove Alice vuole andare e, se non lo sa, allora poco importa quale strada scelga. Lo Stregatto lo sa, che la strada si fa sotto i nostri passi. Che quando non sappiamo dove andare, quello che ci vuole è la meraviglia, fare caso ai dettagli e raccogliere indizi.
Ci vuole pazienza per non anticipare nulla e lasciar fare anche un po’ al tempo, a questo fanciullo che gioca con i dadi.
Darsi lo spazio per errare. Muoverci in una deriva che, come bussola, ci regala il mondo e le emozioni. “È l’emozione che fa da bussola. Devi fare attenzione a ciò che succede fuori, ma anche a quello che accade dentro di te”. È quanto sostiene Paolo Maria Clemente, nel suo libro “La deriva. Istruzioni per perdersi”.
Il tempo è anche questo: un occhio attento, capace di sentire e insieme scordare se stesso, scandagliare i comportamenti automatici per riscoprirsi ed esplorare nuove strade.
Ed eccoci al tempo come cambiamento e, soprattutto, come opportunità.
Il tempo è una nuvola. Noi siamo nuvole. Cambiamo vita di frequente, per rubare le parole alla maestosa Chandra Livia Candiani.
Il tempo è un intreccio: di fili che sono incontri, occasioni, strade. Non sapremo mai cosa sarebbe successo se avessimo imboccato un’altra strada, ma quello che conta è l’autenticità delle nostre scelte. E l’autenticità è di per sé una ricerca molto personale, che richiede fiducia e audacia.
Ci vuole uno sguardo ampio, che condensi passato presente e futuro, perché è vero che l’unico frangente che conta è l’adesso, ma è anche vero che ci portiamo addosso un tempo vissuto e che negli occhi abbiamo un tempo sognato. La nostra materia è fatta di esperienze, competenze, emozioni, fallimenti e successi, ma anche curiosità, ambizioni e desideri.
E i desideri mi portano nel tempo che non basta mai.
La verità è che il tempo non è inesauribile e la sua clessidra è imprevedibile.
Mi ritrovo spesso a sentire la voglia di più tempo. Vorrei giornate di centordici ore per fare tutto quello che vorrei fare, leggere tutti i libri del mondo, ballare tutte le danze possibili, guardare tutti i film, esplorare almeno quei due o tre lavori che mi fanno brillare gli occhi, passeggiare tutte le camminate della terra e anche per starmene a guardare il soffitto e il cielo e svacanzarmi la testa.
Nelle tasche, mi porto i propositi per un’altra vita (non si sa mai), perché una non basta. Ma tant’è e ce la facciamo bastare.
Mi viene in soccorso Massimo Troisi e mi ricorda che io sono una, mentre le cose del mondo sono tante. Meglio non soccombere e vivere.
Del resto, esiste un tempo senza tempo, al di fuori dell’idea di finito e infinito.
Esistono gli attimi in cui vorremmo restare per sempre e invece sono loro che restano in noi. Sono i momenti dell’adesso che torna, quelli a cui mi affido per ritrovarmi e tornare a casa.
2 commenti
Ciao Simona, leggerti è sempre scoperta e poesia!!Tante le parole e le immagini che intrecci nel tuo testo e che risuonano in me a ricordarmi tante tappe raggiunte e da raggiungere ma non rincorrere: ricerca, labirinto, opportunità, salto, bussola. Un caro saluto a te e grazie a Piano C per la pubblicazione del mio collage! Bello restare in contatto e collaborare con tutte voi! Elena
Grazie Elena!
Grazie a te, per il collage bellissimo. Mi è sembrata una gran bella testimonianza di sorellanza e collobarazione.
Siamo in continua ricerca e verranno cose belle.