
Che lettera! 18 Aprile 2025
Piano C è partner del Festival delle Lettere e per l’occasione oggi Che storia! si trasforma in Che lettera! e attingiamo dal vasto repertorio del Festival per parlare di un tema che scotta. Hai mai scritto una lettera di dimissioni? In questa troviamo tutto quello che non avremmo mai osato dire. Ma scrivere, sì!
Scrivere una lettera di dimissioni non è semplice.
Scegliere le parole adeguate per mantenere un tono professionale e diplomatico quando l’unica cosa che si vorrebbe fare sarebbe sbattere la porta e andarsene senza più voltarsi indietro. Alzi la mano chi si è trovata in questa situazione almeno una volta.
Si parla tanto di come scrivere una lettera di presentazione, di come raccontarsi al meglio ai selezionatori delle aziende, ma cosa succede quando l’azienda in cui abbiamo deciso di investire il nostro tempo non ci ripaga come vorremmo e come meriteremmo?
Cosa accade quando decidiamo di andarcene, quando il coraggio di chiudere con una situazione che non ci permette di evolvere come professioniste e come donne si fa sentire a gran voce?
Scrivere una lettera di dimissioni è un atto liberatorio, come testimonia quella inviata nel 2011 al Festival delle lettere, nell’edizione dedicata proprio a questo tema.
Scrivere e mettere nero su bianco le frustrazioni, le ingiustizie, la mancanza di rispetto e il dolore ha infatti un grande potere taumaturgico: lasciare andare il peso che ci trattiene nel passato e restituirci al presente.
Chiudere con ciò che è stato per poter ritrovare la propria voce e ridare luce ai propri talenti.
Ed essere così pronte per nuove esperienze.
Pronte per trovare un nuovo luogo di lavoro dove poter esprimersi e realizzarsi professionalmente.
Pronte per unire i puntini delle nostre esperienze e trovare la nostra unicità di professioniste, proprio come in tutte le storie che abbiamo raccontato e che continueremo a raccontare con Che storia! e proprio come tutte le donne con cui le consulenti e le formatrici di Piano C lavorano quotidianamente.
E ovviamente, pronte per scrivere una nuova lettera.
Di presentazione!
LETTERA DI DIMISSIONI – Rita Rossi
La sottoscritta Rita Rossi, dipendente in questa ditta dal 01 settembre del 2000 con la qualifica di impiegata con livello di qualifica Quadro rassegna le sue dimissioni a decorrere dalla data odierna per i seguenti motivi:
Mi dimetto da impiegata a causa dei miei capi, manager senza senso e buonsenso.
Mi dimetto per le loro e-mail scritte la notte o la domenica, che non seguono le elementari regole della lingua italiana e che pertanto risultano, di proposito, poco chiare e comprensibili.
Mi dimetto per le riunioni indette nel tardo pomeriggio e prolungate fino a sera, che abusano senza rispetto della disponibilità delle persone.
Mi dimetto per la continua pressione a fare in fretta, senza alcuna preoccupazione per la qualità del lavoro; mi rendo conto che anche nella mia vita personale non riesco più a dedicare ad ogni cosa il tempo adeguato e tutto risulta approssimativo, in attesa di una cura maggiore che non arriverà mai.
Mi dimetto per l’incapacità di leggere i numeri: alle insaziabili richieste di statistiche non seguono analisi schiette e critiche, ma chiusura sorda e cieca che porta solo arroganza e distacco dalla realtà.
Mi dimetto perché mai nessuno dice di no e c’è chi non ha più pudore per dire qualsiasi cosa.
Mi dimetto perché non si guarda oltre al domani e la logica del profitto e degli obiettivi da raggiungere costruisce effimere carriere ma distrugge competenze e qualità costruite nel tempo.
Mi dimetto perché questo modo di essere mi sembra finto e assurdo e al mattino, quando mi trovo imbottigliata in un traffico di esseri tutti uguali a me, mi domando dove vado davvero e non mi so dare risposta.
Mi dimetto da donna perché nelle riunioni sono quella che spesso ha più competenza, ma che viene ascoltata di meno.
Mi dimetto perché non voglio aderire ad un arcaico modello maschile e scimmiottarlo: le figure che ne risultano sono grottesche ed eccessive.
Mi dimetto perché sono stufa di vedere le madri chiedere il part-time e rinunciare alla carriera, mentre nessun padre lo fa.
Mi dimetto perché le pari opportunità sono solo un’idea e le donne stesse, purtroppo, sono assai lontane dal realizzarla.
Caro Direttore delle risorse umane, lo so cosa sta pensando.
Non troverò niente di meglio. Probabilmente Lei ha ragione. Ma non mi sembra un buon motivo per non continuare a cercarlo. Perché non mi dimetto dal mio essere umana.
Con la presente la sottoscritta ha intenzione di comunicare all’azienda anche il preavviso dalla suddetta data.
Colgo l’occasione per porVi i miei più cordiali saluti.
Roma, 30 Giugno 2011
Rita Rossi
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