La noia 14 Luglio 2023

Siamo ferrate sugli stereotipi di genere e una cosa è chiara: sono un problema della società. Diego Di Franco, stay-at-home dad, ci racconta con il suo sguardo ironico la noia di certi luoghi comuni che lo hanno colpito da quando ha fatto alcune scelte di vita controcorrente.

Editoriale di Piano C a cura di Diego Di Franco - Content creator, Blogger e autore de Il meraviglioso mondo dei papà

Sono Diego Di Franco, ho 42 anni, sono un blogger, scrittore, content creator ma soprattutto sono un papà. Dico “soprattutto” perché se non fossi stato padre, probabilmente non sarei mai stato blogger, scrittore e content creator. Non mi vergogno a dirlo apertamente: probabilmente la mia unica fonte d’ispirazione nella scrittura sono i miei figli.

Sono uno stay-at-home dad e ne vado fiero. È un termine inglese che letteralmente significa “papà che sta a casa”. E penso che sintetizzi alla perfezione la mia posizione. Perché sono un uomo casalingo che tiene la casa pulita e in ordine e un papà che si occupa a tempo pieno della cura e della crescita dei propri figli. Dunque “stay-at-home dad”, breve e conciso.

Sono fiero di quello che sono e di quello che faccio, ma ci sono tante cose che spesso mi danno noia.

Mi danno noia le persone che quando gli dico cosa faccio nella vita, mi dicono: “Si, ma quindi tu esattamente di cosa ti occupi?” come se tenere in ordine la casa e occuparsi dei figli fosse nulla.

Mi danno noia le persone che pensando di farmi un complimento mi chiamano “mammo”. Un termine che è offensivo sia per gli uomini che per le donne, perché usandolo si dà per scontato che la cura dei figli sia una prerogativa ed esclusiva femminile.

Mi danno noia quelli che mi chiedono che lavoro fa mia moglie, perché pensano che io stia a casa perché me lo posso permettere, quando in realtà è esattamente il contrario.

Mi danno noia quelli che quando mi vedono da solo con i miei figli, mi chiedono dove sia la mamma.

Mi danno noia quelli che pensano che io sia vedovo o separato perché non riescono a capire il motivo per cui io debba passare del tempo con i miei figli pur non essendo costretto dalla legge o da tragedie familiari.

Mi danno noia quelli che pensano che occuparsi della casa e dei figli significhi non fare nulla, e probabilmente non hanno mai provato a farlo seriamente.

Mi danno noia quelli che mi dicono “Mi dispiace ma i tuoi figli sono uguali alla mamma”. E perché dovrebbe dispiacermi? Buon per loro che somiglino alla splendida creatura che ho avuto la fortuna di sposare.

Mi danno noia quelli che pensano che dato che mi occupo della casa, io e mia moglie non litighiamo mai. Se fosse vero, a quest’ora anziché avere due figli, ne avrei otto!

Mi danno noia quelli che dicono che di mamma ce n’è una sola. Ma perché di padri quanti ce ne sono???

Mi danno noia quelli che quando tornano a casa, si siedono sul divano dicendo di essere stanchi, senza nemmeno chiedere alla propria moglie come sta.

Mi danno noia quelli che idolatrano ed esaltano i papà che si occupano dei figli, mentre alle mamme che lo fanno da sempre, nessuno ha mai detto nulla, perché si dà per scontato che determinate cose le facciano loro.

Mi danno noia quei padri che quando restano a casa con i figli, lo fanno per fare “un piacere” alla propria metà e magari quando parlano con gli amici dicono: “Oggi mi tocca fare il baby sitter.”

Mi danno noia le donne che anziché essere solidali con le altre donne, sono sempre lì a giudicare, a criticare e a rompere le scatole.

Mi danno noia quelli che si arrogano il diritto di poter decidere chi può avere una famiglia e chi no.

Mi danno noia quelli che pensano che se non hai figli, nella vita non sarai mai realizzat*.

Mi danno noia quelli che non sorridono davanti ad un bambino.

Mi danno noia quelli che urlano alle partite di calcio dei propri figli.

Mi danno noia quelli che non fanno le vocine quando incontrano un cane.

Mi danno noia quelli che pensano che spazzare a terra, stirare o lavare i piatti mi renda meno uomo.

Mi danno noia quelli che anziché fare i genitori, pensano di poter dire agli altri come farlo.

Mi danno noia quelli che quando hanno saputo che avevo scritto un libro, mi hanno chiesto “Ma l’hai scritto tu?”

Mi danno noia quelli a cui ho deciso di mandare una copia del mio libro e hanno fatto finta di niente. Nemmeno un piccolo grazie.

Mi danno noia quelli che sui social comprano follower, like, commenti e poi nelle stories fanno i buonisti di sta ceppa.

Mi danno noia quelli che scrivono recensioni negative senza motivo, solo per il gusto di essere str**i.

Mi danno noia quelli che quando gli regali un libro ti dicono “Non vedo l’ora di leggerlo!” e poi non lo leggono mai!

Mi danno noia quelli che pensano che se una donna sta a casa è casalinga, ma se un uomo sta a casa è disoccupato.

Mi danno noia quelli che cominciano le frasi con: “Non perché è mio figlio…”

Mi danno noia quelli che criticano Napoli senza averla mai visitata.

Mi danno noia quelli che dicono che a Milano c’è solo la nebbia, senza esserci mai stati.

Beh, come avete potuto constatare, sono tante le cose che mi danno noia.

Che poi se volessimo ragionare su ogni singola cosa che mi da noia, si potrebbe sintetizzare tutto in un’unica frase:

MI DANNO NOIA QUELLI CHE NON SI FANNO I C***I LORO.

Ciao bella gente!


Gli stereotipi sono sempre in agguato, sia che a stare a casa con i figli sia una donna o un uomo. L’editoriale di Diego ci offre un campanello d’allarme sul fatto che nessuno ne è indenne. Cosa possiamo fare dunque? Allenarci a riconoscere quelle frasi che non solo sono noiose da sentire: sono portatrici di stereotipi e generatrici di discriminazioni e sofferenze. Un passo alla volta possiamo farcela a scardinarle.


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