La sostenibile abbondanza dei dati 13 Ottobre 2023
La quantità di dati che produciamo e da cui siamo travolte ogni giorno è enorme. Piccoli pixel che costruiscono una miriade di realtà differenti. L'editoriale di Ladynomics ci racconta quanto l'abbondanza di dati non sia da temere o evitare, ma al contrario da accogliere e raccontare. Per conoscere la realtà di cui facciamo parte e migliorarla.
editoriale per Piano C a cura di Ladynomics - Giovanna Badalassi e Federica Gentile
Quanto sono “abbondanti” i dati che raccontano la nostra vita?
“Abbondanza” è certamente una parola allegra: letteralmente, vuol dire andare oltre l’onda. Cosa c’è infatti di più divertente che surfare sull’onda e andare oltre? È anche una parola vitale, perché contiene in sé il senso del movimento.
L’opposto di questa parola, “carenza”, ci sta invece subito un po’ antipatica, perché è immobile e ci tiene inchiodate di fronte ad un vuoto e a qualcosa che non c’è.
Che c’entrano queste due parole con il concetto dei dati?
Se state leggendo questo editoriale, il vostro cervello non se ne sta accorgendo ma in realtà sta filtrando una enorme “abbondanza” di dati. Ogni pixel del vostro schermo è programmato con un codice macchina che usa il sistema binario, una sequenza interminabile di 0 e di 1 che, per vie misteriose ai più, rappresentano informazioni, dati, che riescono a farci accedere al web. Non è incredibile? Due soli numeri messi in fila una miriade di volte ci mettono in connessione con tutto il mondo.
I dati, e i numeri che li descrivono, hanno proprio questo di magico:
sono capaci di tradurre in linguaggio sintetico e accessibile praticamente tutta la nostra vita. Ogni volta che si conta qualcosa con i numeri per avere una informazione si sta infatti usando il potere di conoscenza dei dati per rappresentare una moltitudine che non si saprebbe altrimenti descrivere con altrettanta precisione.
Oggi con la tecnologia c’è una imbarazzante abbondanza di dati, tutto è tracciato, monitorato, profilato: i nostri consumi, abitudini, i nostri soldi, le nostre tasse, contributi ecc.
Si, ma poi chi usa questi dati? E con quali finalità?
Se parliamo di dati per il mercato, si sa: le aziende prendono per vie più o meno lecite i nostri dati che seminiamo sul web e su quelli costruiscono la pubblicità per invogliarci a spendere di più.
Se parliamo di dati per la politica o il bene collettivo, le cose si complicano, e ci troviamo invece ad una imbarazzante carenza di dati che, sorpresa, riguardano soprattutto noi donne.
È infatti sempre sulla lettura dei nostri dati che vengono prese le decisioni pubbliche:
quanti soldi per la sanità, la scuola, il lavoro, quante tasse, ecc. Uno Stato efficiente che funziona bene è uno Stato che dispone e sa leggere bene i dati sui bisogni dei propri cittadini e cittadine, dei servizi che eroga in risposta a questi bisogni, e sa comprendere i dati di cosa manca e cosa bisognerebbe fare.
Anche nei dati destinati alle decisioni pubbliche che descrivono la nostra vita ci sono però grandi disparità e diseguaglianze di genere:
possiamo conoscere dall’Istat tutti i prezzi di 1.906 prodotti elementari per il calcolo dell’inflazione e le loro variazioni mensili da decenni, ma sappiamo molto poco della reale vita delle donne, dei loro bisogni, della loro fatica quotidiana nel lavoro di cura, per esempio.
Un famoso economista americano, Robert S.Kaplan, diceva: “se lo misuri, lo puoi gestire”. Se sappiamo tutto di consumo e di economia e pochissimo di società, famiglia e donne, capiamo subito cosa è ritenuto importante sapere e cosa no.
Però, ammettiamolo. Sui dati noi donne ci mettiamo anche del nostro.
Escluse le Nerd, di solito alle donne non piace parlare di dati: siamo state educate alle emozioni più che alle nozioni, alle relazioni più che alle informazioni. Questa nostra antipatia verso i dati limita però la nostra capacità di conoscenza, e quindi il nostro potere individuale e collettivo. Riduce la nostra dimensione di cittadinanza, depotenzia il nostro essere più della metà dell’elettorato e dunque già con il potere di ribaltare il tavolo in ogni momento, se solo ci credessimo veramente.
Questa è, in sintesi, la sfida di noi di www.Ladynomics.it sito di divulgazione di economia e politica di genere, fondato da due amiche e colleghe, ovviamente Nerd, Giovanna Badalassi e Federica Gentile.
Da 10 anni proviamo a rendere accessibili i dati che raccontano di noi donne, che spiegano i nostri bisogni e necessità, danno luce al sommerso del lavoro di cura, della violenza sulle donne, delle difficoltà quotidiane a trovare lavoro, seguire la famiglia, avere abbastanza soldi, andare avanti.
Attraverso i dati, che già usiamo nei nostri mestieri di ricercatrici, cerchiamo di spiegare con uno sguardo collettivo quello che della vita delle donne viene tralasciato, ignorato o oscurato nel racconto dei media, della TV o dei giornali. Che poi, molto spesso è quello che nella realtà quotidiana il nostro sguardo individuale coglie invece così bene, vero?
Il dato è tratto?
Con questo editoriale, inauguriamo oggi quindi una collaborazione tra Piano C e Ladynomics, con il comune intento di aiutarci a crescere a vicenda.
Noi di Ladynomics vorremmo ascoltare da voi lettrici di Piano C la realtà che vedono i vostri occhi.
Noi di Piano C vorremmo che questa realtà fosse raccontata e descritta attraverso dati capaci di costruire uno sguardo collettivo.
Alle volte saranno dati di scandalo e sdegno, altre volte di meraviglia e stupore.
Ma in questi tempi così duri e difficili, forse è arrivato il momento di comprendere come non basta più vivere e battagliare da sole.
Abbiamo cosi bisogno di conoscere, legge e capire i dati che ci raccontano della nostra vita proprio per imparare a stare insieme e non essere più una miriade di microscopici pixel slegati tra di loro ma una collettività di donne capaci di (rel)azioni e di orizzonti solidali e condivisi.
Il dato è tratto? è la rubrica in collaborazione con Ladynomics in cui ogni mese spieghiamo in maniera semplice e approfondita i numeri che raccontano la disparità.
La trovi sui nostri canali social e nel blog di Ladynomics
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