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L’arte di aprirsi al nuovo 14 Febbraio 2025
Aprirsi al nuovo può essere faticoso e a tratti spaventare, ma una volta fatto il passo al di fuori della propria zona di sicurezza, le sorprese positive non tardano a mostrarsi. Donne a Righe ci raccontano della loro esperienza e di come il confronto porti ricchezza.
editoriale per Piano C a cura di Cristina Carrano e Tatiana Ippolito di Donne a Righe
Se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni di partita iva è che non sono gli anni, appunto, a renderti una professionista migliore.
Sai qual è la verità? Che per tanto tempo sono stata una persona chiusa.
Ho sempre avuto paura di mettermi in gioco, accettando la strada meno rischiosa e cullandomi tra gli allori delle mie conoscenze lavorative.
Poi, un giorno, non so cosa sia scattato in me, ho iniziato a vedermi con occhi diversi. Non saprei dire il momento esatto e onestamente neanche l’anno, a un certo punto ho visto che il mondo non stava aspettando che mi svegliassi, così, per fare qualcosa di utile.
So però che quel cambiamento è avvenuto grazie a tante colleghe, di cui alcune anche amiche, praticanti anche loro della libera professione.
E ho testato sulla mia pelle quanto aprirmi al confronto, alle nuove collaborazioni e a nuove esperienze sia stato arricchente.
Mi sento proprio ricca, non saprei come spiegarlo.
E buona parte del merito ce l’ha Donne a Righe, il podcast che faccio con la mia compagna di merende Tatiana Ippolito, alias “La grafica leggera”.
Se aprirsi significa mettersi in gioco con questo progetto l’abbiamo fatto. Inizialmente noi, a piccole dosi, nella prima stagione. Ma tanto l’hanno fatto le nostre ospiti e i nostri ospiti.
Storie di freelance che esplorano il cambiamento, persone che si sono esposte – e quindi aperte – ai nostri microfoni raccontando anche aspetti di vita personale che si intrecciano al lavoro.
Raga, se non è apertura verso gli altri questo, non so proprio cos’è.
Esporsi è un rischio?
Sì, ma voglio lasciarti questo messaggio: provaci, ci siamo noi a tenerti la mano.
Io, Tatiana, Chiara (di Piano C ovviamente), Antonella (più di una), Fabiola, Barbara, Francesca, Giancarla, Roberta (più di una), Anna, Marisa, Neva, Seth, Carlo, Stefania, Giorgia, Miranda, Silvia, Sarah, Manuela, Mariella, Emanuela, Serena.
Tutte queste persone hanno lasciato il loro messaggio ai nostri microfoni, ma sono molte di più di quelle che ti ho elencato.
Ogni mese ci troviamo in un coworking virtuale, così da aprirci al confronto e per combattere la solitudine del freelance, senza distinzione di professioni.
Mentre sto scrivendo questo editoriale non posso fare a meno di pensare che senza Tatiana non avrei potuto raggiungere tutto questo.
L’apertura porta – anche – a trovare partner che condividono i tuoi valori. Fidati, l’unico rischio che hai è di diventare troppo ricca, tanto da non sapere come spendere la tua gratitudine.
Troppo melensa? Lo so, non è da me.
Tatiana, vuoi chiudere questo editoriale?
Ci provo, anche se è probabile che sarò anche io sdolcinata.
Aprirsi significa prima di tutto mettersi in gioco, fidarsi, andare oltre le nostre paure. Solo così possiamo incontrarci davvero, creare legami, crescere.
Io e Cristina lo abbiamo fatto prima con il podcast e poi con il nostro coworking, uno spazio informale in cui dare e ricevere diventano una cosa sola.
Tu trova il tuo modo e nel frattempo ti aspettiamo al DaR-Co per lavorare, chiacchierare e confrontarti con noi e altre meravigliose persone.
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