Le parole costruiscono il mondo 18 Aprile 2025

Siamo costantemente sommerse dalle parole. Cosa succede quando ci concediamo il tempo di prendere carta e penna e scriverle? Il Festival delle Lettere ci regala questa occasione, per guardarci dentro e cambiare il mondo del lavoro, e non solo, con la forza della parola scritta.

editoriale per Piano C a cura di Marco Corbani - Ideatore e direttore artistico Festival delle Lettere

Parole.

Siamo quotidianamente bombardate dalle parole. Un’infinità, una marea di parole pronte a travolgerci senza possibilità di replica. Parole vuote, parole di plastica, parole che ci vogliono vendere l’ennesimo unguento miracoloso, parole che ci fanno cliccare sul bottone per acquistare un prodotto che in meno di 24 ore si materializzerà sullo zerbino fuori dalla porta, parole che ci promettono l’eterna giovinezza e ancora parole che ci fanno sognare stipendi da 10K al mese spiaggiate a lavorare con il pc, tra mari cristallini e colori sgargianti. Io vedo solo il riverbero della luce sullo schermo del pc. I più fortunati vedono Bali.

Con le parole si costruiscono mondi più o meno immaginari e se ne distruggono altri, reali.
Con le parole si costruisce bellezza, si crea meraviglia, si dona poesia. 
Con le parole possiamo prenderci cura di noi stesse e del mondo in cui viviamo.
Ed è di questo che vorrei parlarvi.

La parola è uno strumento.

Non serve scomodare l’evangelista Giovanni per ricordare che “in origine fu il Verbo”, per cui la vita stessa ebbe inizio proprio grazie alla parola. Pensiamo all’importanza di scegliere il nome di un figlio, una parola che lo accompagnerà per tutta la vita. Per non parlare dell’arte della retorica nata nell’antica Grecia e arrivata fino ai giorni nostri, utilizzata per persuadere le persone.

Siamo così assuefatte alle parole della nostra quotidianità che ne abbiamo perso di vista la forza, la sua effettiva potenza. 
Non solo, voglio aggiungere un altro tassello per cui la parola scritta ci dona una possibilità che la parola orale, per la sua immediatezza e velocità ci nega.

Il tempo.

Il tempo di ascoltarsi, di sentire le parole che risuonano in testa, di scegliere quelle più calzanti, quelle con il suono perfetto per raccontare proprio quell’emozione.

Prendersi il tempo per scrivere sulla carta. 
Sentire il rumore della penna che scorre sul foglio.
Lasciare fluire i pensieri, senza la paura del giudizio, senza la paura di sbagliare, senza aspettative di cuoricini o insight da tenere monitorati.

Scrivere per il semplice gusto di farlo.
Scrivere per far emergere emozioni che se tenute dentro finiscono per macerare e imputridire. 
Scrivere per alleggerire l’anima.
Scrivere per dare voce a parole che altrimenti morirebbero in gola.
Scrivere per lasciare andare.

La scrittura è terapeutica, scrivere a mano poi giova al cervello perché stimola la connettività cerebrale molto di più rispetto alla scrittura al computer.

La calligrafia porta con sé la sostanza del messaggio, la forza del sentimento, i tratti del carattere.
Scrivere a mano è un gesto prezioso.

Scegliere le parole e scriverle è un atto di cura: significa occuparsi di sé, ascoltarsi, darsi anzi regalarsi una possibilità in questo mondo che scrolla all’infinito. Significa ascoltarsi.

Del resto curare vuol dire riconoscere che c’è qualcosa di doloroso, una sofferenza che ha trovato spazio nella nostra parte emotiva, curarsi significa conoscersi per stare meglio e prestare la giusta attenzione al proprio sentire.

Festival delle Lettere 2025: Lettera a una donna

Con le parole si trasmettono messaggi universali ed è questo l’obiettivo con cui è nato nel 2005 Il Festival delle Lettere: invitare uomini e donne, grandi e piccoli a condividere la propria storia per riflettere e far riflettere, affrontare le paure e colmare le distanze attraverso il linguaggio unico della scrittura epistolare.

Creare connessioni utilizzando uno strumento democratico e senza tempo: la lettera.

Non c’è bisogno di molto, una penna, un foglio. Il qui ed ora. L’inchiostro che verga la carta e immortala il momento per l’eternità.

Scrivere una lettera è un gesto raro.
Può persino accadere che lo si faccia anche solo una volta nella vita, ma ha un valore che non passa. Mentre tutto scivola via.

Scrivere una lettera ha un potere.
Ti parlo senza essere costretto a parlarti, lo faccio quando voglio, mi prendo il tempo di scegliere le parole, ti lascio i tuoi tempi. 

Un potere immenso in questo mondo in cui tutto corre veloce ed è replicabile.

E se dovessi scrivere una lettera a una donna, a chi o a cosa la scriveresti?
Cosa le racconteresti?
Quali parole sceglieresti?
Le parleresti di tetti di cristallo da scalfire, di stereotipi duri a morire, di uguaglianze di genere irraggiungibili, di equilibrismi tra vita privata e lavorativa, del diritto alla genitorialità così come del diritto di non volere aver figli?

Oppure le racconteresti dei desideri, delle passioni, dei sacrifici, delle sfide che hai affrontato e che affronti ogni giorno, della forza che trovi in ciò che fai e del valore che non ti rassegni a voler portare nel mondo?

Lettera a una donna è il tema 2025 del Festival delle Lettere, l’occasione per fermarti, prendere carta e penna e scrivere. L’invito insieme a Piano C è a condividere storie ed emozioni per cambiare il mondo del lavoro e non solo, con la forza della parola scritta.

Prenditi il tuo tempo.
Ascoltati.
Scrivi.

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