SCELTA: un privilegio? 14 Marzo 2025

Non sempre è possibile scegliere ciò che si desidera: Vanesa Pelizza tramite la sua esperienza ci mostra la realtà per cui a volte poter scegliere è un privilegio, altre volte un compromesso. La libertà di scegliere, invece, è un ideale da perseguire, sempre.

editoriale per Piano C a cura di Vanesa Pelizza - direttrice generale di Piano C

La parola scelta mi è sempre sembrata potente: nel mio immaginario abbraccia le possibilità, la libertà, il ragionamento, la ponderazione.

Con il passare del tempo, però, ho appreso che esistono altri tipi di scelta: quelle obbligate, quelle “a somma zero” e quelle in cui il male minore rappresenta l’unica alternativa.

Questa scoperta mi ha messo davanti a qualcosa che non va mai data per scontato: se puoi scegliere hai già un privilegio in più di tante altre persone.

Durante il mio percorso di vita le scelte non sono mancate, alcune spensierate, alcune prese “di pancia”, alcune ragionate a lungo. Ad un certo punto la consapevolezza arriva prepotente: chi sei, il mondo che ti circonda e che ti sei costruito sono l’insieme delle tue scelte.

Inizialmente può paralizzare: il timore di sbagliare è dietro all’angolo. In realtà, scopri strada facendo e lavorando su te stessa, che non esiste un giusto o sbagliato “calato” dall’alto: importa quello che è giusto per te in quel momento, in base a dove vuoi andare, cosa vuoi costruire. E scopri, come spesso mi si sente dire, che non è mai tardi per iniziare a fare scelte ponderate, che ci permettano di sentirci al timone della nostra vita.

Se non sei tu a scegliere qualcun altro lo farà per te.

Ad un certo punto del mio percorso professionale una scelta “obbligata” mi ha fatto capire che nel mondo del lavoro la disparità di genere era un argomento attuale, che riguardava tutte e tutti noi.

Lavoravo nell’ambito del banqueting, un mestiere nel quale sei il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, dove le pause sono poche e non esistono i fine settimana. Un lavoro che però mi entusiasmava e nel quale ero riuscita a crescere professionalmente. Con l’arrivo di mio figlio gli equilibri sono cambiati, e nonostante mio marito fosse molto più presente di me in casa, la scelta condivisa di lasciare il lavoro è stata l’unica possibile, sentivo che il tempo della sua crescita mi
sfuggiva senza che io potesse essere lì per condividerla. Ho riflettuto e provato a lungo, ma non c’era altra via.
E qui torna il privilegio: volevo conciliare lavoro e famiglia? SI.
Potevo farlo? NO.
Ad ogni modo, ho potuto fare una scelta, quella di prendermi il tempo per trovare un lavoro che conciliasse il mio essere diventata mamma.

Il tempo per trovarlo è diventato lunghissimo e ho avuto così il primo sentore riguardo all’invisibilità del talento delle donne. Ero convinta che avrei trovato una nuova occupazione facilmente: avevo le competenze, più di 12 anni di lavoro alle spalle, ero volenterosa, responsabile, e pronta a mettermi in gioco. Ho scoperto invece che nella fascia di età 30-45, con figli o potenzialmente in grado di averli, non bastava avere tutti i requisiti per essere vista e presa in considerazione per quello che ero: una lavoratrice con grande voglia -oltre che necessità – di rientrare nel mondo del lavoro.

Mi resi conto di essere parte di una sconfortante statistica; mi sono ritrovata accanto a molte donne che hanno affrontato scelte analoghe alle mie: professioniste che riscontrano difficoltà nel riprendere la propria carriera lavorativa dopo averla interrotta per cercare di conciliare lavoro e famiglia.

Dopo quasi otto mesi di ricerca ho incrociato Piano C e tra i tanti strumenti che mi ha donato durante il percorso di riprogettazione c’è stato quello di imparare a costruire il mio profilo professionale, portare a valore le competenze lavorative e personali, indagare i miei interessi, le mie aspirazioni, per scegliere con consapevolezza ogni passo verso il ruolo che volevo coprire.

Grazie a scelte ponderate e un pizzico di serendipità la mia strada professionale ha poi incontrato nuovamente Piano C regalandomi la grande opportunità di poter supportare altre donne così come lo ero stata io.

Per chi non la conosce, la missione di Piano C è duplice e parallela:
– aiutare le donne a ripensare il loro futuro professionale, valorizzando competenze, inclinazioni e ambizioni;
– promuovere cambiamenti nella cultura del lavoro attraverso campagne di advocacy e progetti che favoriscono il benessere aziendale, la consapevolezza riguardo la certificazione di genere, le soluzioni ibride tra lavoro in presenza e smart working, la leadership generativa.

Spiragli di cambiamento

Nonostante il cambiamento è lento in alcune aree si iniziano a vedere dei timidi segnali.

La genitorialità comincia ad essere vista e vissuta come un percorso condiviso, dove tutti ne traggono benefici: le mamme, i papà, i figli, la società. In questo cambiamento il ruolo delle aziende e delle istituzioni è fondamentale. La scelta di aprirsi
a questo cambiamento, va fatta, e in fretta.

Non ci nascondiamo, a quasi dieci anni del fortunato incontro con Piano C la situazione non è cambiata molto su questo fronte. Il rendiconto di genere presentato dall’ INPS lo scorso 24
febbraio
racconta che “sono ancora rilevanti le condizioni di svantaggio delle donne nel nostro Paese, nell’ambito lavorativo, familiare e sociale”.

Spoiler: per le donne tasso di occupazione e retribuzioni più basse, un uso del part time più alto e in percentuale involontario, disparità nel carico di cura, asili nido insufficienti, etc.
Perseguire i cambiamenti culturali è faticoso, ne avevamo parlato con Flavia Brevi qualche tempo fa. La carenza di politiche per le pari opportunità rende difficile il percorso delle donne nel lavoro, nonostante i progressi raggiunti con la normativa sulla certificazione di genere e la PDR 125/2022.

In Piano C scegliamo di farlo, ogni giorno, supportando le donne a progettare la loro professionalità per trovare una occupazione in linea con le loro necessità ed ambizioni.
Ci auguriamo che presto le aziende e le istituzioni scelgano di investire di più nelle donne e nel loro potenziale, garantendo a tutte noi di vivere in armonia la sfera privata e la sfera professionale, senza dover scegliere.

Che poi una scelta – lo sappiamo – non è.